Anni fa – avevo appena incominciato la mia interminabile gavetta – incontrai durante un corso di formazione un famoso copywriter. Timidamente gli chiesi che cosa avrei dovuto fare per diventare come lui e lavorare per clienti importanti. “Scrivere le stesse cose in modo diverso”, rispose. Al mio sguardo perplesso, mi raccontò una storiella, che avrei poi ascoltato altre volte nell’ambiente pubblicitario e che io stesso ho usato spesso con qualche cliente per fargli capire che cosa può fare un copywriter. Eccola.
Un vecchio cieco chiedeva l’elemosina sul marciapiede.
Vicino al cappello rovesciato, il solito cartello: “Povero cieco”.
Ma i passanti erano distratti e solo qualche moneta,
di tanto in tanto, cadeva nel cappello.
Passò per caso un copywriter.
E i copywriter, si sa, lavorano sempre, anche quando passeggiano.
Si fermò, prese il cartello, lo girò, vi scrisse qualcosa,
lo rimise al suo posto e se ne andò.
In poche ore il cappello si riempì di monete
e il cieco non credeva alle proprie orecchie
udendo il tintinnio costante ai suoi piedi.
Allora fermò un passante e lo pregò di leggere per lui
che cosa c’era scritto, sul cartello.
C’era scritto: “Oggi è primavera, ma io non posso vederla”.
A scanso di equivoci: quel copywriter di passaggio non ha scritto i versi di una poesia, ma un messaggio pubblicitario. Il suo obiettivo non era stupire i passanti per vincere un premio letterario, ma lasciare un segno e riempire di monete il cappello del cieco. Ed è quello che ha fatto.